Rimuovere le zecche in maniera scorretta può esporci al pericolo di contagio e infezione: i miti da sfatare e la procedura giusta.
Gli amanti della montagna – ma anche solo delle passeggiate in mezzo alla natura – conosceranno bene il problema zecche. Il punto è che negli ultimi anni sono proprio aumentate, e non è raro vedersele camminare sui vestiti o tentare di entrare nella pelle.

E se siamo fortunati le togliamo in tempo, altrimenti dobbiamo seguire le procedure del caso per non rischiare di romperle dentro e prendersi comunque eventuali virus. Perché sì, la parentesi contagio è importante: non tutte le zecche sono contagiose allo stesso modo – s’intende – ma il rischio di contrarre malattie pericolose per il sistema nervoso o circolatorio non è da escludere.
Da qui l’idea di fornirvi una breve guida ‘alla sopravvivenza’, che non è altro che una serie di consigli che possono tornarvi utili sia per prevenire che per curare un eventuale morso. Detto ciò, passiamo alla parte pratica: dalla conoscenza dell’insetto, gli errori comuni nell’estrazione, fino allo sfatare – doveroso – di certi falsi miti.
Puntura di zecca in montagna: come si estrae in maniera corretta
Dopo aver ascoltato il dottor Carlo Maria Legittimo e la dottoressa Antonella Bergamo durante un incontro SAT, ci siamo resi conto che sulle zecche sapevamo la metà. Molte certezze erano solo miti duri a morire: non saltano dagli alberi, non spariscono d’inverno e non pungono solo in primavera. Vivono basse, nei primi cinquanta centimetri, e aspettano il nostro passaggio. Possono trasmettere Borrelia o TBE, sì, ma non tutte sono infette – e questa è stata la cosa più rassicurante.

La parte che ci ha colpiti di più? L’estrazione. L’idea di ruotarla è proprio un falso mito. Si prende la pinzetta alla base, si tira verso l’alto e basta. Nessuna rotazione, niente olio, niente sapone. La zecca è agganciata con un piccolo “arpione” a dentelli: se la giriamo, rischiamo di spezzarla e lasciare il rostro nella pelle, aumentando pure il rischio di contagio. Una volta tolta: disinfettare e fine. Bruciarla è folclore. E se compare un arrossamento o qualche sintomo sospetto, contattare il medico senza esitazione.
Per la prevenzione, le regole sono semplici ma salvavita: abiti chiari, pantaloni dentro le calze, repellenti con Icaridina o Permetrina, evitare erba alta e controllarsi bene al rientro. Doccia calda, ispezione reciproca e mai appoggiare lo zaino sull’erba.
Con i cani serve ancora più attenzione: prodotti seri (collari, spot-on, compresse), no ultrasuoni, no rimedi improvvisati. Le zone più a rischio? Muso, orecchie, ascelle, inguine e pancia. E se troviamo una zecca, stessa procedura: pinzetta, tiro dritto e zero rotazioni.
La parte buona? Con qualche accortezza si abbassa davvero il rischio di contrarla o romperla dentro la pelle. La parte meno buona? Tocca farci l’abitudine. Ma almeno ora sappiamo cosa funziona davvero – e cosa possiamo smettere di credere.





